Dopo mesi complicati, fra Dad, lockdown e restrizioni varie, i ragazzi sono finalmente tornati a scuola in presenza. Per molti di loro si tratta di una “prima volta” fra i banchi, un’esperienza emozionante e faticosa che è giusto che venga vissuta nel migliore dei modi. E i genitori, nonché gli insegnanti più attenti, faranno di tutto affinché il percorso sia sereno e produttivo. Tra le tante indicazioni preziose per affrontare un nuovo anno scolastico e di studio, oltre a quella importantissima di fare una buona prima colazione, ce n’è un’altra che non sempre viene presa in sufficiente considerazione: ed è l’idratazione. Proprio così: l’acqua può sensibilmente migliorare non solo lo stato di salute generale dei ragazzi, ma anche il loro rendimento sui libri.
Poca acqua, poca concentrazione
Anche una lieve disidratazione riduce la nostra capacità di concentrazione, rallenta i nostri tempi di reazione e altera la nostra memoria a breve termine. Uno studio del Virginia Tech ha scoperto che “anche una perdita di acqua corporea dell’1-2% – può compromettere le capacità cognitive”. Insomma, quando si è è a corto di acqua il nostro cervello è meno performante.
Tra l’altro la disidratazione è molto più comune di quanto si possa pensare. Uno studio condotto negli Stati Uniti dall’American Health Association su oltre 4.000 bambini e ragazzi dai 4 ai 19 anni ha evidenziato che il 54,5% di loro non beveva abbastanza. In effetti, anche se non ce ne accorgiamo, il nostro corpo disperde naturalmente i liquidi, a causa della sudorazione ma anche banalmente con la normale respirazione. Se non riforniamo di acqua il nostro organismo, è facile disidratarsi soltanto compiendo le normali attività quotidiane. Figuriamoci a scuola, dove si trascorrono lunghe ore in ambienti chiusi, magari senza la possibilità di bere quanto si vorrebbe. E mal di testa, affaticamento, disattenzione sono i messaggi che il corpo ci manda per avvisarci che è arrivato il momento di bere, ovviamente acqua pura e leggera come quella che si può avere a casa propria – per poi portarla in aula in borraccia – con un sistema di purificazione a osmosi inversa di IWM. E’ importante che anche i piccoli imparino da subito il valore dell’acqua come bevanda: bibite e succhi di frutta, ad esempio, possono apportare zuccheri in eccesso e vanno consumati con attenzione.
Imparare con l’acqua
Quando il nostro cervello ha “sete”, le nostre prestazioni cognitive diminuiscono. Così le capacità di uno scolaro di acquisire nuove informazioni o di concentrarsi durante la lezioni calano con l’inizio della disidratazione. Uno studio condotto in Gran Bretagna ha documentato un aumento dell’attenzione del 31% nei bambini (di età compresa tra 7 e 9 anni) dopo aver bevuto solo 25 ml di acqua. Un altro esperimento ha evidenziato che gli studenti che avevano bevuto acqua prima di un esame ottenevano un voto del 4,8% più alto rispetto ai compagni che non avevano bevuto. Perché l’acqua ha un impatto così significativo sulle nostre prestazioni cognitive? Perché abbiamo bisogno di acqua per imparare? Il nostro cervello è composto da miliardi di neuroni, noti anche come cellule nervose. Man mano che acquisiamo nuove informazioni, i neuroni “parlano” tra loro emettendo impulsi elettrici chiamati sinapsi, condividendo informazioni e rafforzando nuove connessioni. Questo fenomeno, la neurotrasmissione, ha bisogno di acqua affinché si possa compiere in maniera ottimale. Insomma, se si beve acqua, si è anche più bravi a scuola!