A quanti di noi è successo di assaggiare l’acqua di un luogo diverso da quello di residenza e trovarla “diversa”? In effetti, è proprio così. A seconda di dove ci si trova, insieme ad altri fattori, l’acqua che sgorga dal rubinetto (ma anche quella delle fonti che viene imbottigliata) ha un gusto differente. In sintesi, l’acqua ha un sapore, che viene influenzato sia dalla nostra biologia sia dalla sua provenienza. Vediamo di caprine di più.
Il ruolo dei minerali
I primi responsabile del gusto dell’acqua sono sicuramente i minerali che vi sono disciolti, in prevalenza calcio, sodio, magnesio, potassio, fosforo. La percentuale di minerali dipende proprio dalla zona in cui sgorga l’acqua e quindi dalle sorgenti, dalle falde e dal terreno che attraversa. A seconda della quantità di sali minerali presenti, l’acqua si può definire dura o dolce. Anche se spesso non ce ne accorgiamo in modo consapevole, e partendo dal presupposto che ognuno percepisce i sapori in maniera diversa, resta il fatto che alcuni di questi minerali hanno un gusto: ad esempio il calcio tende a rendere l’acqua lattiginosa e liscia, il magnesio può risultare amaro e il sodio ha un retrogusto salato. Ecco perchè il sapore dell’acqua ci sembra diverso a seconda dei luoghi: perchè è realmente diverso!
I residui delle condutture
A modificare il sapore dell’acqua contribuiscono anche le condutture, che possono dare un gusto leggermente “ferroso” se non sono nuove. Non ci sono pericoli per la salute, specie in Italia dove l’acqua pubblica è controllata con attenzione e secondo normative particolarmente severe, però ci possono essere delle alterazioni di sapore e di odore – ad esempio in presenza di cloro – non sempre gradite al palato e spiacevoli anche quando si cucina. In questi casi più che mai, e comunque per avere la certezza di bere e utilizzare per tutte le preparazioni la migliore acqua possibile, la soluzione migliore è installare sotto il lavello della cucina un purificatore a osmosi inversa di IWM, che in modo naturale ripulisce l’acqua da ogni elemento indesiderato, rendendola pura, leggera, inodore e remineralizzata al punto giusto.
Il ruolo delle papille gustative
Dopo la geografia, la biologia. Sapete come percepiamo i sapori? Attraverso le papille gustative, o meglio i recettori del gusto. Gli esseri umani hanno cellule recettrici del gusto (TRC) che si possono differenziare tra cinque principali “qualità del gusto”: amaro, dolce, aspro, salato e umami (detto anche “saporito”, ma per la definizione ufficiale è “un gusto sapido piacevole che viene dal glutammato e da diversi ribonucleotidi, tra cui inosinato e guanilato, che si trovano naturalmente in carne, pesce, verdura e prodotti lattiero caseari”. Umami è anche il sapore del latte materno). Ognuna di queste qualità fa sì che i TRC attivino una parte diversa del cervello e si è scoperto che l’acqua “accende” i TRC sensibili all’aspro, facendo sì che noi si avverta il sapore dell’acqua. Questi recettori sono collegati alla parte del cervello nota come amigdala, un’area coinvolta nell’elaborazione delle emozioni e dei ricordi. Probabilmente, affermano gli scienziati, il nostro cervello ha conservato meccanismi di difesa di quando eravamo ancora uomini delle caverne: un sapore “strano” nell’acqua, nella notte dei tempi, poteva avvisare che non fosse salubre da bere, e quindi salvare la vita. Oggi ovviamente non è più così, l’acqua che beviamo è sicura, ma il nostro cervello ancestrale è ancora all’erta.