Gli italiani sono sempre più green in tutte le loro scelte di consumo, e l’acqua non fa eccezione. I nostri connazionali, infatti, dimostrano di apprezzare ogni giorno di più l’acqua del rubinetto, preferendola a quella imbottigliata. Lo rivela l’ultimo studio di Aqua Italia, realizzato da Open Mind Research e diffuso a fine anno, che mostra la propensione al consumo di acqua del sindaco in Italia.
Pubblica è meglio
La ricerca, condotta su un campione di 2.000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana, mostra che il 73,7% della popolazione ha bevuto acqua del rubinetto, trattata e non, negli ultimi 12 mesi. Rispetto a quanto accadeva nel 2014, si tratta di una crescita di oltre il 10%. Tra tutti coloro che la bevono, il 44% dichiara di farlo sempre o quasi sempre. I motivi che spingono gli italiani a berla sono la comodità (31,4%), seguita dal gusto (24,3%) e dal minor costo rispetto all’acqua in bottiglia (19,2%).
A casa aumentano i sistemi per il trattamento dell’acqua
Proprio in virtù di questi nuovi modi di consumo, in tante case dello Stivale fanno la loro comparsa diversi sistemi per trattare l’acqua. Nel 22,1% dei casi è presente almeno un sistema di affinaggio dell’acqua (trend in crescita del 22% rispetto al 2016). Tra questi sistemi, l’8,7% è rappresentato dalle caraffe filtranti, il 6,3% dai sistemi per l’eliminazione del cloro e il 3,2% dagli apparecchi con sistema di osmosi inversa. I modelli di ultima generazione di questo tipo, come Osmotic di IWM, consentono di ripulire l’acqua domestica da ogni possibile elemento sgradito, rendendola sicura e pura. E’ interessante anche sottolineare che questi apparecchi sono maggiormente presenti nei nuclei più numerosi (35,5% nelle famiglie con 5 o più componenti). Tra tutti coloro che hanno un apparecchio di affinaggio dell’acqua domestico, circa un terzo ha sottoscritto un abbonamento per la manutenzione periodica.
Acqua in caraffa anche fuori casa
La tendenza a consumare acqua del rubinetto si rispecchia anche nelle scelte di consumo fuori casa. Il 23,7% degli intervistati la beve negli esercizi commerciali e il 50,8% la berrebbe se gliela offrissero. Si rileva una maggiore resistenza nell’accettarla, a livello geografico, nelle aree del sud e Sicilia (30,1%) e a livello anagrafico tra gli ultra 65enni (28,6%). Tra coloro i quali sono già abituati a bere acqua trattata al ristorante spiccano i giovani (18/24 anni) con il 27,4% delle preferenze e anche tra coloro i quali la berrebbe sono sempre i giovani i più disposti ad accettarla con il 56,2% dei consensi. Analizzando, infine, il livello di istruzione, la beve già il 32,3% di coloro i quali hanno un livello di istruzione alto (laurea breve, laurea o dottorato) e la berrebbero nel 52,7% dei casi chi ha una licenza media inferiore.
Il timore degli inquinanti
Parallelamente, però, aumenta il timore nei confronti della presenza di sostanze contaminanti nell’acqua del rubinetto. Il 34,7% si è dichiarato estremamente preoccupato e il 55,5% abbastanza preoccupato. Tra coloro che hanno già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile del rubinetto, si riscontra una preoccupazione per i contaminanti chimici più bassa della media della popolazione (14,8% contro il 34,7%). Al contrario, per coloro che abitualmente non bevono acqua del rubinetto, tale preoccupazione è più elevata (50,3% contro il 34,7%).